(co)abitando
CASTEL BELASI, PROJECT ROOM
TRENTO
31.07 - 31.08
2022
Corrispondenze
Istruzioni per l'uso
OGGETTI SPECIFICI
TORINO
22.02 - 11.03
2023
Bio
Nata nel 1997 tra le montagne di Trento, ho iniziato la mia formazione accademica in Arti Visive a Firenze nel 2016, per poi concluderla a Torino a inizio 2023.
Qui nel 2022, in collaborazione con Cristina Materassi, ho fondato Corrispondenze, progetto artistico ed editoriale basato sulla partecipazione tutt’ora attivo. Da aprile a settembre del 2023 ho svolto un tirocinio post laurea a Vienna, presso lo spazio artistico philomena+. Dal 2024 vivo a Bolzano e lavoro nell’ambito della produzione culturale, presso la cooperativa Lungomare, e come graphic designer freelance.
Attraverso pratiche di arte partecipativa, fotografia, video e progettazione editoriale, metto in dialogo segni e memorie per esplorare il concetto di appartenenza e il modo in cui questo plasma la relazione tra il territorio e i suoi abitanti.
Soggiornare presso le cose
Ricerca in progress
Cianotipia, Lumenprint
Laboratori
Trentino – Alto Adige
Un’indagine sulla relazione che intercorre tra l’azione di abitare il mondo e le cose che lo compongono.
Le cose, ci racconta Franco La Cecla, custodiscono identità, ricordi e tempo, facendosi la “minuzia del circostante”, una presenza che ci viene incontro. Sebbene il mondo contemporaneo abbia proclamato la neurtalità delle cose, soffocando nella sovrapproduzione di oggetti effimeri, il mondo indigeno abita le cose, poiché è solo attraverso il soggiornare presso le cose che possiamo dire di abitare il mondo, di “essere a casa”. Abitare è prendersi cura delle cose, poiché esse custodiscono identità, ricordi, tempo. Il rapporto che intratteniamo con loro non può essere neutro, ma suscita passioni, desideri, mancanze.
Nella riflessione di Martin Heidegger sull’abitare, le cose arrivano ad avere un’importanza chiave in quanto è proprio la loro dislocazione nello spazio a creare i luoghi.
Ritornare
Ricerca in progress
Trentino / Vienna
Da quando, lo scorso anno, ho scoperto che la tomba dei miei trisnonni si trovava nella città di Vienna, in cui mi ero recentemente trasferita, è iniziato un viaggio alla ricerca delle radici di una famiglia di cui conoscevo poco.
Alla fine del XIX secolo, come molti altri abitanti della val Rendena, la famiglia Polla si trasferì a Vienna, all’epoca capitale dell’Impero Austro-Ungarico, in cerca di fortuna come “Moleta”. Stabilitisi nel dodicesimo distretto, furono protagonisti di una storia che si intreccia con le vicende storiche del tempo. Carolina, la madre, morì giovane lasciando tre figlie che, durante il periodo del nazismo, tornarono in Italia.
Albina, una delle figlie, conservò una profonda nostalgia per Vienna, la città della sua giovinezza. Negli anni, tornò più volte per visitare la tomba dei genitori e di una sorella deceduta giovane, e la casa in cui avevano vissuto. Curare le tombe dei prori avi, per suo marito Giusto, anche lui migrante dalla Germania, era cosa di sacra importanza. Albina e lui documentarono questi viaggi con la loro macchina fotografica, come se ogni visita fosse un tour attraverso i monumenti della sua vita passata.
Saluto a Torino
Gennaio – marzo 2023
Installazione fotografica
Torino
Saluto a Torino è un rituale di congedo da una città vissuta per alcuni anni. Le passeggiate che lo compongono non evocano un tempo passato ma un tempo incompiuto, mai esistito. Un tentativo di sondare, camminando nelle zone selezionate sulla mappa della città, quali erano i limiti della della mia conoscenza della sua fisionomia, cosa ancora mi sfuggiva o, al contrario, quali erano gli elementi ricorrenti ai quali mi ero saputa affezionare.
“Saluto a Torino” si articola in cinque camminate, realizzate tra
gennaio e marzo 2023, documentate attraverso la fotografia e un processo di tracciamento e geolocalizzazione degli scatti e dei percorsi.
Ogni camminata è racchiusa in un archivio di cartone, modellato sulla forma di una delle architetture più suggestive dei luoghi esplorati. All’interno dell’archivio, simile a uno schedario, si trovano venti schede. Sul fronte di ciascuna scheda è riportato uno scatto geolocalizzato con la relativa coordinata e tutti i dettagli tecnici del percorso; sul retro, un frammento della mappa della passeggiata, da ricomporre accostando tutte le schede presenti nell’archivio.
Le cinque case/archivio sono concepite per essere disposte secondo le rispettive coordinate e collegate tra loro da uno spazio reticolare ancora tutto da scoprire. Lo spettatore è invitato ad aprire lo schedario e, ricostruendo fotografia dopo fotografia, frammento dopo frammento, la mappa della Torino attraversata, ritrovarsi in essa o, al contrario, scoprirsi totalmente estraneo.
Corrispondenze - Archive
2024
Pubblicazione artistica indipendente
Parte di Corrispondenze
collaborazione con Cristina Materassi
Torino
Archive è un’esplorazione della relazione che intercorre tra le azioni di ricercare, raccogliere e archiviare, mettendo in luce la loro interconnessione con il modo in cui percepiamo e rappresentiamo gli spazi del nostro abitare.
Intrecciando ricerche personali, progetti partecipativi e indagini spaziali, questa pubblicazione stimola l’esplorazione di prospettive intime e personali come punto di partenza per approfondire
le tematiche urgenti del nostro tempo.
Se pensiamo l’archiviare come pratica quotidiana atta a preservare frammenti di memoria personale e collettiva,
le nostre case e le nostre azioni diventano gli schedari della nostra società. Il paesaggio, con la sua struttura morfologica, si presenta ai nostri occhi come un archivio che narra la trasformazione della natura in storia.
Archive è una pubblicazione in lingua inglese divisa in cinque capitoli pubblicati, a distanza di due mesi l’uno dall’altro, nel corso del 2024.
I primi quattro fascicoli presentano la trasposizione editoriale di quattro progetti artistici. Il quinto volume è nato a partire da una raccolta di testi che analizzano il tema della serie da diverse prospettive ed è stato completato dalla reinterpretazione visiva realizzata da un gruppo di studenti della LABA di Rimini.
vol. A
Off Your Shoes
di Belhassen Handous, Joanna Pianka, Tomash Schoiswohl
info tecniche: gennaio 2024, 38 pagine, 21 x 14,8 cm, singer stitch / correttrice di bozze: Ofelia Tondi / design: Paola Boscaini / realizzato in collaborazione con: philomena+, Vienna
+ Report della panel discussion tenuta da: Azizou Chehou, Wael Garnaoui, Leonie Jantzer, Thameur Mekki, Mariama Nzinga Diallo, Petar Rosandić aka Kid Pex
vol. B
Archives of the Earth
di Isadora Alves e Christoph Matt
Info tecniche: marzo 2024, 38 pagine, 21 x 14,8 cm, spillato / fotografie di: Buero Ludwina / design: DEAR DEER / realizzato in collaborazione con: HDK-Valand & Iceland University of the Arts
vol. C
Tunnel
di Gianlorenzo Nardi e Tommaso Silvestroni
Info tecniche: maggio 2024, 16 pagine, 21 x 29,7 cm, spillato / correttrice di bozze: Alessandra Baldon / design: Gianlorenzo Nardi / Tommaso Silvestroni / Cristina Materassi
vol. D
Shaving a Kiwi
di Ying Liu
Specifiche tecniche: luglio 2024, 30 pagine, 21 x 14,8 cm / correttrice di bozze: Alessandra Baldon / in collaborazione con: Sarmad Magazine
vol. E
You Get What you See
con i contributi di:
Beatrice Brunetto, Livia Polacco, Bochra Taboubi + studenti LABA Rimini (Caterina Putaturo; Francesca Saccone; Filippo Casadei; Veronica Mantovani; Benedetta Bonifazzi; Sebastiano Zanon; Emanuela Petrillo; Giulia Marrapodi; Floriana Savino)
Specifche tecniche: settembre 2024, 28 pagine, 21 x 14,8 cm / correttrice di bozze: Alessandra Baldon
Ho portato un pezzo di casa con me
Dicembre 2022
Video (15”), audio (19”), mappe, struttura mobile
Parte di Corrispondenze
collaborazione con Cristina Materassi
Torino
Ho portato un pezzo di casa con me è una casa su ruote, è un mezzo per trasportare e ricreare il proprio spazio intimo in un luogo pubblico. L’obiettivo del lavoro era quello di costruire uno strumento visibile, mobile, curioso, che ci permettesse di accogliere e ospitare ovunque. Camminare, osservare il territorio, confrontarsi con i suoi abitanti per raccogliere storie, ci ha permesso di conoscere un luogo e, tramite la ripetizione di questa azione, ritualizzare lo spazio.
Cosa vuol dire per noi abitare uno spazio? cosa è casa? dove è casa? cosa differenzia il mio abitare da quello degli altri? Qual è il tessuto dell’abitare e come si manifesta nel quartiere di Borgo Dora?
L’idea di dar vita a una struttura su ruote, dalle sembianze che ricordano una casa, ci è sembrata il modo per trasportare e ricreare il nostro spazio intimo in un luogo esterno e pubblico. Volevamo costruire un mezzo che ci permettesse di accogliere e ospitare in qualunque luogo. Un oggetto che catturasse l’attenzione con il suo passaggio, per creare interrogativi e invogliare al dialogo.
Partendo da curiosità personali sul quartiere abbiamo progettato degli itinerari e proposto delle modalità per approciarsi al cammino e alla scoperta o ri-scoperta del territorio. Volevamo camminare sui limiti, osservare il rapporto con il fiume, conoscerne le piazze e i luoghi di aggregazione.
Intorno alla struttura si beve il tè tutti insieme, lo stare insieme crea rimandi, corrispondenze, storie e nuove mappe, non progettate ma vissute. Il lavoro è stato restituito attraverso fotografie, mappe, una traccia audio realizzata con le passeggiate e un video che racconta l’esperienza.
Il mutuo appoggio
Luglio 2022
Micorrize / Rhizobium / Chamaerops humilis
Serigrafia su carta da lucido
33 x 200 cm
Proposte per un vivere simbiotico
installazione partecipativa
legno, stoffa, serigrafia
Torino
Il mutuo appoggio, come scrive Pëter Kropotkin, «è la forza trainante che consente al processo evolutivo di svilupparsi nella biosfera, a cominciare dalla specie umana». La cooperazione e il mutuo sostegno all’interno della stessa specie, ma anche tra specie diverse, sono dei meccanismi che, oggi più che mai, necessitano di essere recuperati e reinterpretati. Osservare i modelli di simbiosi, convivenza tra organismi di specie diversa, permette di comprendere come la vita sul pianeta terra sia di per sé entangled (Barad). Nessun essere è un isola, neanche l’uomo. Questa presa di coscenza deve necessariamente portare allo sviluppo di una respons-
abilità che conduca verso la ricerca di modelli di vita simpoietici basati sul mutuo sostengo e il con-divenire (Haraway) tra viventi.
Queste carte serigrafate partono da queste parole e raccontano tre tipi di simbiosi: le micorrize; la simbiosi tra Rhizobium, genere di batteri, e le leguminose; la relazione mutualistica tra la palma nana (Chamaerops humilis) e il curculionide Derelomus chamaeropsis.
Riddle of the rotting fruit
Luglio 2022
Edizione unica
Serie di 8 fotografie
21 x 27 x 4 cm
stampa su acetato
supporto in legno massello
Torino
“Riddle of the Rotting Fruit” (L’enigma del frutto marcio) è una citazione dall’ecologo Dan Janzen, che ha ipotizzato che alcune piante da frutto avrebbero cominciato ad estinguersi quando gli animali che disperdevano i loro semi sono comunciati a scomparire. Un indicatore di questo fenomeno sono quegli alberi i cui frutti carnosi cadono e marciscono sotto la chioma del genitore.
La serie “Riddle of the Rotting Fruit” parla di fantasmi. Ritrae le impronte fantasma di quella megafauna estinta che ha lasciato dei vuoti nelle ecologie all’interno delle quali un tempo viveva. E lo fa attraverso l’immagine della frutta marcia, un eccesso che diventa mancanza ed evidenza di un’assenza.
La relazione.
Arte partecipativa
per spazi in-between
2023
Ricerca di tesi magistrale
Cofanetto tesi + archivio
5 copie numerate
Torino
«Prendere coscienza comporta, come ci ha insegnato
Édouard Glissant, tremare: sentire che siamo parte
del problema che vogliamo risolvere. E, pertanto, capire
che non ci sarà alcun cambiamento possibile che
non implichi una mutazione dei nostri propri processi
di soggettivazione politica, dei nostri modi di produzione,
di consumo, di riproduzione, di nominazione, di
relazione, delle nostre modalità di rappresentare, di
desiderare, di amare. Prendere coscienza è farsi carico
del fatto che il nostro proprio corpo vivo e desiderante
è l’unica tecnologia sociale che può portare a
termine il cambiamento» (1).
Questo progetto di tesi nasce da un momento di incertezza. Dalla difficoltà nel comprendere il contemporaneo e, soprattutto, dalla difficoltà di capire come il mio corpo e la mia azione artistica si possano
inserire all’interno di esso.
Che senso ha fare arte quando il periodo storico che stiamo vivendo in Occidente, pare pervaso da una forma di impotenza generalizzata di fronte agli eventi che accadono tutto attorno a noi, ad un ritmo accelerato e martellante?
Dai cambiamenti climatici alla pandemia, dalla guerra in Ucraina alla minaccia atomica, passando per la crescita del consenso nei confronti dell’estrema destra in Europa. Questo vortice di “cattive notizie” ci sta rendendo obesi (2) : non siamo più in grado di metabolizzare la loro potenza emotiva ed elaborarle. Tutto ciò che accade sembra fuori dalla nostra portata, troppo lontano dal nostro controllo come singoli individui, finendo per aumentare il senso di disillusione che caratterizza la nostra epoca. Siamo diventati incapaci di lasciarci muovere da ciò che accade, una società stanca, nonostante – o grazie a – l’agio nel quale siamo immersi e la quantità di mezzi, sollecitazioni e informazioni a nostra disposizione (3).
Per combattere questa tendenza dobbiamo contrastare la stanchezza del soggetto di prestazione, una stanchezza che separa, solitaria e priva di mondo, quella dell’Io esaurito. Dobbiamo (ri)imparare una nuova forma di attenzione, lasciandoci pervadere da una stanchezza frutto della disponibilità. Quella del soffermarsi e dell’indugiare per imparare-a-vedere.
È necessario, oggi più che mai, riappropriarsi del governo sulle nostre vite come condizione imprescindibile per la sopravvivenza. Per fare questo dobbiamo, prima di tutto, tornare al territorio per far riaffiorare la memoria storica che vede gli abitanti come soggetto attivo, portatore di una coscienza di luogo, di culture, saperi e identità dinamiche (4). Dobbiamo fare ciò a partire dal nostro corpo vivo, dobbiamo posizionarci chiaramente e prendere consapevolezza che il nostro privilegio, all’interno della società, è uno strumento che possiamo usare per sovvertirne le regole.
Uno dei miei privilegi è quello di essere un’occidentale, con una formazione accademica nel mondo dell’arte.
Voglio usare questo mio privilegio per proporre una pratica artistica che diventi vita. Che cammini sui margini facendosi interdisciplinare. Che sposti l’attenzione focale da se stessa allo spettatore, rendendolo partecipe, soggetto. Che diventi pedagogica, facendosi strumento per (ri)imparare a vedere e (ri)abitare i luoghi. Che non sia elitaria, ma capace di parlare a tutti. Una pratica artistica che diventi azione politica e sociale.
(1) P. B. Preciado, Le ragioni per essere ottimist3, «Internazionale», 7 dicembre 2022, <www.internazionale.it/opinione/paul-preciado/2022/12/07/ottimismo-lotta > (5 febbraio 2023).
(2) B.-C. Han, La società della stanchezza, Roma, Not tetempo, 2020.
(3) Ibidem.
(4) M. Alberto, Il principio territoriale, Torino, Bollati Boringhieri, 2020.
Conversazioni per fare-spazio
Novembre 2022 – ongoing
Tappeto modulare ricamato
Parte di Corrispondenze
collaborazione con Cristina Materassi
Torino
A partire da quadrati di stoffa nera, componibili tra loro, é stata redatta, durante le giornate di svolgimento del progetto a fine novembre 2022, una lunghissima conversazione sull’abitare fatta di parole disegnate con il gesso e in seguito ricamate.
Per quattro giorni, una delle stanze dell’Artiglieria, a Torino, è stata abitata da conversazioni sull’abitare in continuo divenire, lasciate dai passanti su questo spazio di stoffa, ampliatosi di giorno in giorno e di pezzo per pezzo.
La partecipazione all’opera è stata elemento fondamentale per una costruzione condivisa del pensiero e dello spazio. Il tappeto non ha, infatti,
una forma precisa ma si è mosso in ogni direzione, si è fatto simmetrico o asimmetrico, ha assunto le caratteristiche che i pensieri collettivi che lo hanno composto hanno scelto di dargli. Questo spazio, fatto di stoffa, può mutare forma di occasione in occasione, facendosi archivio dinamico e camaleontico.
Caccia al tesoro
Novembre 2022
gioco / installazione.
Parte di Corrispondenze
collaborazione con Cristina Materassi
Torino
Caccia al tesoro è un’opera in movimento, nello spazio e nel tempo, un’esplorazione di Cumiana15 e Borgo San Paolo nonché un invito a prestare attenzione, ad aguzzare lo sguardo, ad imparare a conoscere uno spazio e imeccanismi che lo regolano.
Realizzato in occasione della mostra NOVISSIMI+, a cura di Associazione Gheddo
Archivio
2021 – ongoing
cartaceo e digitale
Parte di Corrispondenze
collaborazione con Cristina Materassi
Torino
Ricordo
Immagino la nostalgia come un picnic su un prato d’autunno. Un pasto il cui unico partecipante è il soggetto che ricorda. Un momento i cui sapori e odori, come la madeleine di Proust, sanno attivare ricordi passati.
Questo video nasce dall’intenzione e dalla necessità di portare alla luce il processo attraverso il quale i ricordi tornano alla mente, permettendoci di visualizzare le fratture che percepiamo quando ricordiamo. I ricordi, che non sono mai lineari e univoci, vengono trasformati e ritrasformati dalla nostra esperienza quotidiana, che ce li restituisce sotto forma di frammenti che si sovrappongono e si aggrovigliano. Un limbo in cui realtà e finzione si intrecciano, passato e presente si annientano, e dove pesciolini giocattolo nuotano dentro una brocca piena d’acqua, riportandoci prepotentemente ad un’infanzia passata.