Archivio

2020 – ongoing
Risposte alla domanda “Cosa vuol dire per te abitare uno spazio?”

Parte del progetto Corrispondenze, realizzato in collaborazione con Cristina Matera

La raccolta di parole sull’abitare condotta da Corrispondenze ha composto un archivio, fisico e digitale, costantemente partecipabile e in continuo aggiornamento.

Attorno alla domanda “Cosa vuol dire per te abitare uno spazio?” si è creata un’ampia rete di pensieri che, partendo dal territorio torinese, è finita per intrecciare modi di vivere vicini e lontani, simili e diversi tra loro. L’idea di creare un vero e proprio
archivio geo-localizzato nasce dalla lettura di tutto il preziosissimo materiale raccolto nelle varie tappe del progetto.

Dare la possibilità ad un archivio di farsi in modo collettivo è, in un certo modo, fare-spazio. Liberare uno spazio per prepararlo all’Altro. Disporre, accordando l’accesso e preparando la possibilità delle cose di appartenere ad un luogo, mettendo le in relazione tra di loro. Lasciare che lo spettatore interagisca con i temi esposti, si immedesimi fino a confondersi, o esprima la sua estraneità, permette di allargare la comprensione di determinati temi e argomenti. Il fatto che un archivio sia partecipato crea coinvolgimento riguardo le tematiche proposte e moltiplica le possibilità di lettura del presente. Crea coscientizzazione e voglia di partecipazione attiva.

Il principio del corrispondersi, da cui prende il nome Corrispondenze stesso, si intende come un processo di scambio continuo che non prevede una fine. Rendere accessibili i pensieri raccolti a chiunque voglia confrontarvisi è doveroso.

Borgo Dora, Torino

Corrispondenze

Un seme, una mappa, uno scampolo di stoffa, una buca delle lettere. Cosa significhi Abitare non è una questione da poco.
La parola deriva dal latino “habeo”, avere, ma, mutuata nella sua accezione iterativa, implica un’estensione temporale, “avere in modo continuato”. Potrebbe tradursi in “mantenere”. Mantenere un luogo, un contatto, una relazione. Abitare è quindi una questione di tempo e di reciprocità. Invero, l’esposizione prolungata a certe correnti, a particolari lingue, volti o storie ci modella, crea abitudine. Così l’abitare genera corrispondenze tra luoghi e persone. È un atto di co-costruzione, una ricerca senza fine da compiere con e insieme all’altro.

Corrispondenze è il titolo del progetto avviato dalle artiste Cristina Materassi e Paola Boscaini nel 2021. Nata con l’intento di documentare come le forme e i modi di abita-re si esprimono all’interno del contesto urbano, la loro ricerca si struttura attorno all’atto del “corrispondersi”: una pratica semplice eppure essenziale per co-costruire relazioni profonde con il contesto e la comunità in cui viviamo. Corrispondenze è innanzitutto partecipazione. Al centro di tutto c’è la capacità di offrire uno stimolo, un punto di partenza per accogliere l’intervento attivo dei partecipanti: un invito a proporsi in qualità di co-autori nel processo di costruzione e di abit-azione del territorio.

Corrispondenze assume di volta in volta forme ed esiti differenti (oggetto materiale, mappa, magazine cartaceo o archivio), è un progetto vivo e aperto al contributo di chi desidera farsi avanti.
Nella ricerca delle artiste le due sfere dell’abitare “individuale” e “collettivo” diventano un binomio indissolubile: dalla strada allo spazio espositivo, la grammatica della corrispondenza si adatta a pubblici e ambienti differenti trasformandoli negli ingredienti di una ricetta nuova, da integrare e implementare di volta in volta.

Parole di Barbara Ruperti

Cosa vuol dire per te abitare uno spazio?

2020
full HD, 16:9, 14.59 min

Video realizzato con il materiale raccolto durante la ricerca di tesi triennale, Firenze

Riprese realizzate durante il lockdown, Trento

“Cosa vuol dire per te abitare uno spazio?” è la domanda attorno alla quale ruotano le riflessioni espresse in questo video. Parole che si sovrappongono a immagini personali di quotidianità vissuta all’interno di due giardini, uno presente e uno passato, e i giochi di tre bambini che involontariamente, attraverso la fotocamera, raccontano in modo semplice quell’istinto primordiale che spinge ogni uomo a legarsi al territorio in cui vive.

Da questo turbinio di sensazioni eterogenee emerge come l’identificazione con il territorio di appartenenza sia alla base del processo umano di ambientazione. Lo spazio, come creazione, non può mai essere neutro, perché su di esso vengono rappresentati tutti i sistemi di classificazione simbolica che stanno alla base della società che lo occupa. L’abitare è il modo in cui gli uomini stanno sulla terra, assimila il “rituale quotidiano” traducendolo in distanze, sequenze, immagini e forme. Il legame tra lo spazio abitato e la topografia dell’anima appare più che mai evidente.

Firenze / Trento